giovedì 15 settembre, ore 20.30
Potenza, Capannone ex Sacar Mercedes
regia Marcos Morau
coreografia Marcos Morau in collaborazione con gli interpreti
assistenti alla drammaturgia Tanya Beyeler, Celso Giménez
interpreti Alice Bariselli, Laia Duran, Lorena Nogal, Marina Rodríguez, Manuel Rodríguez, Diego Tortelli, Sau Ching Wong
con il sostegno di:
INAEM – Ministerio de Educación Cultura y Deporte de España
ICEC – Departament de Cultura de la Generalitat de Catalunya ed Institut Ramon Llull
Questo non è un lavoro su Pasolini, ma per Pasolini. Al suo universo, coraggioso, vigoroso e crudo non possiamo rispondere con un omaggio. Abbiamo solo la possibilità di offrire il nostro personale universo, vivo e fragile, confidando che questo sia il modo migliore di relazionarci a lui. Alberto Moravia, il giorno dopo l’omicidio di Pasolini, ancora sconvolto, disse davanti a centinaia di persone: “Io so che voi sapete chi era Pasolini e che cosa rappresentava, però voglio ripeterlo anche per consolarmi un poco della sua morte atroce. Voglio dirvi cosa abbiamo perduto”. Sembra che Moravia avesse bisogno di assicurarsi che il mondo capisse la dimensione della perdita. Perché sapeva che il sole sarebbe sorto ancora il giorno dopo, e tutto sarebbe continuato a girare come sempre. Questo discorso ci spinge a fermarci, anche se solo per un momento, e tornare a pensare a quello che significa la morte di qualcuno come lui. “Un uomo come Pasolini sarà difficile che ritorni sulla terra molto presto” proseguì Moravia. Noi che non l’abbiamo conosciuto, che siamo nati dopo la sua morte, dobbiamo confrontarci con la sua assenza, con il fatto che tutto continui, persino dopo un omicidio come questo. E questo ci fa sentire allo stesso tempo vittime e carnefici della sua morte.
