Il Festival Città delle 100 scale è giunto alla sua sesta edizione e si conferma come uno dei progetti più interessanti per la danza contemporanea e le arti performative in Italia e, in modo particolare, nel Mezzogiorno.
Quest'anno amplia la propria location rendendo protagonista - insieme alla città di Potenza, dove è nato - anche la città di Matera, candidata a Capitale Europea della Cultura 2019. E, nel contempo, amplia anche le sue collaborazioni artistiche con importanti realtà italiane ed europee attraverso residenza e nuove produzioni.
La tensione e l'attenzione del Festival è rivolta alle profonde mutazioni che attraversano il piano esistenziale e sociale di ciascuno di noi – mutazioni che delineano profonde trasformazioni di carattere antropologico, che meglio si rappresentano all'interno delle forme e dei linguaggi della contemporaneità, attraversati da fratture e potenzialità fuori da schemi prefissasti o da seduzioni comunicative. Sullo sfondo si erge metaforicamente la labirintica composizione della città contemporanea e la dimensione ibrida che la caratterizza.
In questo senso, il Festival si presenta come un work-in-progress che, tramite workshop, residenze, produzioni innovative ed un nuovo spazio "Exibition", pone l'attenzione ed elabora ipotesi progettuali in funzione del futuro dello stesso Festival, cercando di ampliarne le prospettive.
Come ogni anno il concept è rimarcato da tre termini chiave: Gesto, Tempo, Trasmutazioni, che suggeriscono particolari percorsi teorici, pratici e culturali all'interno del Festival.
Il gesto richiama la ricerca di Virgilio Sieni, con cui si è avviata un'importante collaborazione nella produzione di alcuni quadri del suo "Vangelo secondo Matteo", presentato alla Biennale Danza di Venezia 2014. Il gesto assume qui il senso di una elaborazione di relazioni che dà vita a un ambiente, a una città, a una storia, attraverso l'esplorazione delle stratificazioni sociali, culturali che lo segnano, e alle potenzialità di riconfigurare comunità possibili.
Il tempo è l'elemento che dà forma all'esistenza - un tempo, però, che si manifesta in una molteplicità di dimensioni che oggi caratterizzano la profonda trasformazione antropologica, che si definisce sulla indisponibilità del futuro, nell'epoca della precarietà e dell'incertezza.
Diversi sono i fattori che contribuiscono ad appiattirsi sul presente cercando forme di esorcizzazione delle nostre incertezze. Oggi, la crisi finanziaria ed economica, in un mondo globale ed interconnesso, in cui sfuggono i principi unitari della comprensione e i pericoli non sono calcolabili, accentua di più la precarietà dei nostri baluardi psichici-esistenziali ed istituzionali.
Trasmutazioni è il terzo termine a cui si delega maggiore prospettiva di elaborazione futura del Festival. Si tratta di confrontarsi con le forme d'ibridismo che mettono in discussione tante categorie interpretative della modernità e che l'arte performativa ha espresso ed esprime con il polimorfismo linguistico e contenutistico.
"La nostra seconda vita negli universi digitali, il cibo geneticamente modificato, le protesi di nuova generazione, le tecnologie riproduttive sono gli aspetti ormai familiari di una condizione postumana. Tutto ciò ha cancellato le frontiere tra ciò che è umano e ciò che non lo è, mettendo in mostra la base non naturalistica dell'umanità contemporanea" (Braidotti).
Si tratta di mantenere aperta la pluralità dei termini della discussione all'interno di tale tematica, che a volte risulta dispersiva, ma è evidente che a partire dall'umanesimo bisogna comprenderne ormai i limiti, le eventuali potenzialità residue o il suo superamento per una condizione postumanista.
Resta sullo sfondo la sezione Petrolio, inaugurata lo scorso anno, che ha un richiamo all'incompiuto testo di Pasolini. Non vuole essere un'elaborazione del testo. E' un richiamo al petrolio, ad una realtà, cioè, che incide tanto sulla Basilicata ed è contemporaneamente (nello spirito pasoliniano) una metafora delle profonde trasformazioni sociali culturali e politiche che l'attuale società sta vivendo. Un osservatorio, sensibile e anche provocatorio, su ciò che oggi segna il corpo, la mente, lo stare al mondo delle donne e degli uomini d'oggi.