Alberi, Fuoco, Rito.
Il Festival Città delle 100 scale, Rassegna internazionale di danza urbana e arti performative giunge alla sua V edizione, confermandosi uno dei festival più innovativi ed originali del Mezzogiorno. Anche quest'anno, nonostante la ristrettezza economica, offre proposte di spessore e qualità e vuole dare una rappresentazione significativa dell'attuale panorama della danza urbana e delle arti performative in ambito europeo.
Come ogni anno, il Festival sintetizza il proprio concept in tre parole chiavi e ha tre sezioni intrecciate tra loro. Le parole sono: Alberi, Fuoco, Rito. L'esplicito richiamo è alla comunità. A partire da un riferimento alla tradizione dei Fanoi (festa degli alberi in fuoco di Potenza) si vuole esplorare il significato che assume oggi la comunità (communitas) e come essa può essere intesa di fronte ai tanti fenomeni di disarticolazione, frantumazione e precarietà esistenziale e politica.
Le sezioni sono tre. Fanoi è dedicata a Paolo Rosa (morto recentemente) che con Studio Azzurro (famoso gruppo milanese di artisti multimediali) realizzò l'installazione Fanoi sulla Gradinata del Popolo a Potenza nel 2009 – che suscitò tanto interesse ed ebbe grande successo. Al centro, il tema della festa e del Rito (sviluppato più estesamente nella seconda sezione), quali elementi di manifestazione e com-posizione della comunità. Si tratta di comprendere come essi possano essere reinterpretati nei contesti attuali, quali significati ad essi attribuire come elementi di "resistenza" alla perdita comunitaria, senza invocare pericolosi miti di appartenenza, di esclusione-isolamento che sfociano nel razzismo.
In filigrana vi è un richiamo a Ernesto De Martino, un antropologo, un pensatore che oggi, sempre più, viene inserito all'interno di un dibattito internazionale a partire dai suoi studi sulla crisi della presenza e sulle apocalissi culturali.
La terza sezione Petrolio, si richiama all'incompiuto testo di Pasolini. Non vuole essere una elaborazione o rielaborazione del testo. È un richiamo al petrolio, ad una realtà, cioè, che incide tanto sulla Basilicata ed è contemporaneamente (nello spirito pasoliniano) una metafora delle profonde trasformazioni sociali, culturali e politiche che l'attuale società sta vivendo. Una finestra aperta, che sarà presente anche nelle prossime edizioni. Un osservatorio, sensibile e anche provocatorio, su ciò che oggi segna il corpo, la mente, lo stare al mondo delle donne e degli uomini d'oggi.