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DANZA URBANA XL
domenica 29 ottobre 2017
Potenza, spazio urbano

coreografia: Manfredi Perego
danzatori: Andrea Dionisi, Maxime Freixas, Manfredi Perego
musica: Paolo Codognola
luci: Antonio Rinaldi
collaboratori: Mauro Casappa, Damian Munoz, Chiara Montalbani, Lucia Perego

 

Un perenne mutare dove mai appare la parola fine alle esplorazioni. In Dei crinali, nuovo lavoro del coreografo e danzatore Manfredi Perego, c’è un costante e continuo rimando alla natura come metafora di vita. Una necessaria quiete fisica e mentale da ricercare attraverso il contatto con essa. I crinali sono orizzonti immaginari, letteralmente delle linee che congiungono i punti più alti di un rilievo montuoso. È un orizzonte raggiungibile che osservi sempre dal basso. Per l’intera ascesa un paesaggio nega la vista di quello che c’è oltre. Il cielo si staglia sopra di esso. Mette in moto l’immaginazione che spinge i passi.

Dei Crinali prosegue Grafiche del silenzio come ricerca di un corpo capace di mutare secondo i paesaggi fisici ed emotivi che incontra. Centrale il tema del silenzio e della sospensione di un corpo che combatte per raggiungere l’orizzonte pur sapendo che ne dovrà discendere. Il fisico è inevitabilmente sconfitto nelle sue cadute, ma il suo destino è quello di essere l’orizzonte silenzioso tra due dimensioni, nell’accompagnare, dividere, elevare, sospendere e quindi molto umanamente tentare. Un’impossibile definitiva sospensione, dove gravido di sensazioni emotive, il corpo si scuote nella carne e nell’anima, narrando un paesaggio che porta al tentativo perenne di mutare, senza poter mettere fine alla sua esplorazione. La scrittura coreografica, astratta e stratificata che attinge alle arti marziali, amore e disciplina nel bagaglio formativo di Perego, si fa segno concreto sulla scena. Nei salti repentini. Nelle schiene che rasentano la terra. Nei gesti fulminei. Nelle corse di gruppo. Nelle diagonali. Negli assoli. Nelle linee dei corpi sospesi tra cielo e terra. Vestiti con pantaloni grigi e maglietta blu, Andrea Dionisi, Maxime Freixas e Perego sembrano volteggiare con leggerezza e all’unisono. Come se fossero un unico corpo. E nel continuo librarsi uno sulle spalle dell’altro si ricongiungono in un’unica forma. In un paesaggio integrato. Non solo immaginario.