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da martedì 10 ottobre a domenica 15 ottobre 2017
Potenza, ore 20, in un pullman per 7 spettatori che percorre un tragitto dal teatro Francesco Stabile a viale del Basento

prenotazione obbligatoria

 

con: Elena Cotugno; drammaturgia Elena Cotugno
in collaborazione con: Fabrizio Sinisi
ideazione e regia: Gianpiero Borgia
realizzazione scena: Filippo Sarcinelli

 

Libera riscrittura del mito di Medea che porta allo spettatore la tragedia dello straniero anche grazie alla forza del mito greco. In scena la storia di alcune migliaia di esseri umani partiti con un grande sogno e che, arrivate in Italia, si è trasformato in un incubo feroce. Le tappe sono le solite per tutte: il viaggio dalla Romania, l’arrivo, l’amore per uno dei tanti malfattori che poi si rivelerà un Caronte, traghettatore verso l’inferno.

Una Medea che si ritrova a battere marciapiedi, schernita dall’uomo che, invece di amarla, la sfrutta senza pietà. Un titolo che cambia a seconda della città in cui va in scena perché il dramma è che esiste una sua strada della prostituzione facilmente identificabile ovunque. Il pubblico è fatto salire su un furgoncino e l’autista, dopo aver chiuso il portellone, avvia il motore e sta per partire quando è riaperto con forza da una donna dai capelli neri, lunghi, vestita con pantaloni, stivali oltre le ginocchia e maglia nera. In mano una piccola valigia e una borsa multi uso. La donna è infastidita perché rischiava di arrivare tardi al lavoro. Pur parlando bene l’italiano, ha un accento strano. Si capisce che è straniera. Pian piano inizia a lasciarsi andare alle confidenze e a raccontare la sua vita. Nel frattempo si toglie i pantaloni e rimane con lunghe calze a rete e si sfila una serie di mutande indossate una sull’altra. Si ferma solo all’ultima. Si comprende che la sua vita è il marciapiede di una grossa via, un luogo di ritrovo per prostitute dove il furgone sta andando. La vicenda termina proprio come il titolo ci induce a pensare: la vittima si rivela carnefice e, terminata la raggelante confessione, scende dal furgone per continuare il suo sofferto viaggio nel mondo. Il mito attraversa la cronaca e la trasfigura, trasformando un’ordinaria storia ignobile in una parabola universale.

Medea non è solo una clandestina dell’est costretta a prostituirsi, ma un essere umano che, schiacciato e umiliato, reagisce.