Nine Poems in Basilicata più che un film è un libro in forma di audiovisivo. È possibile “sfogliarlo” a capitoli com’è possibile “leggerlo” tutto d’un fiato, andandone a scoprire la sua struttura semplice e quasi francescana
L’opera nasce da nove poesie (molte delle quali inedite) di uno dei più grandi esponenti della poesia americana contemporanea, il newyorkese John Giorno e vede lo stesso scrittore nella veste di interprete.
Nove poesie, nove locations. Abbiamo cominciato le riprese del film nel maggio del 2004 nel castello federiciano di Lagopesole, nella provincia di Potenza. John si trovava in Basilicata e stava conducendo alcune approfondite ricerche sulle sue origini lucane. La famiglia di John risiedeva ad Aliano, nel piccolo paese arroccato sui Calanchi lucani che ospitò – durante il confino - un altro grande scrittore, Carlo Levi.
Quando ci siamo conosciuti la cosa che più di tutte mi incuriosì non fu la poesia di John (che già conoscevo ed apprezzavo) ma il suo vivere poetico, il modo con cui soavemente, lui, poeta, si poneva come un detective dell’anima, un investigatore che si mette sulle tracce di se stesso.
E così è stato girato il film. Abbiamo lavorato in una sorta di road movie scorazzando per le strade ed i tratturi della silente Basilicata, alla ricerca dei luoghi che potessero abitare la poesia di John, come ad andare alla ricerca dei riverberi di luce e di suono, come a chiedere ospitalità nella terra antica che partorì le origini del poeta.
Il film non ha avuto una vera preparazione ed una fase di scrittura, è stato concepito quasi emozionalmente, lavorando a togliere più che ad aggiungere, e avendo come punto di partenza e punto di arrivo le nove poesie di John.
Come in una sorta di abbandono. Non mi interessava “rappresentare” le poesie di John, ricostruirle per immagini, ma soltanto osservare il poeta mentre recita le sue opere e sperare nello stesso abbandono da parte dello spettatore. Gli scritti di John liberano immagini forti e non volevo ingabbiare queste partiture visive in un’unica struttura, mi interessava di più darmi come punto fermo l’evocatività dei suoi versi e lasciare, appunto, che fosse lo spettatore a costruirsi la propria, personale, struttura visiva associata, come avviene quando leggiamo un libro. Un buon libro. Il libro non mostra, stimola il nostro cervello a lavorare di fantasia e ad evocare spazi, volti, voci, suoni, carezze...
Nine Poems in Basilicata è un film che si presta benissimo ad essere vissuto al cinema come nelle gallerie d’arte, nei musei come su internet o attraverso un piccolo telefono cellulare.
E’ un’opera ibrida come ibrida è da sempre la ricerca poetica di John e gli spazi di diffusione che lui riserva alla sua opera. Come nell’accezione pasoliniana la poesia è già scritta tra di noi, lieve, nei nostri affanni quotidiani... Essa si insinua nella vita degli uomini... e il poeta è il rabdomante, l’osservatore... John parte da qui, come tutti i grandi poeti, e qui ci ritorna al momento di propagare la sua opera nell’aria. Sono ormai già storia i suoi famosi Dial-a-poem, le sue performance in musei, club e gallerie, le sue t-shirt, i suoi poem prints, le sue tazze da caffè oltre alle pagine dei suoi libri... tutto è utile per liberare la poesia e ricollocarla dove ognuno può vederla e fruirla.
Il film è stato girato in digitale con una troupe ridotta all’osso per meglio compenetrarsi nel mondo del poeta ed essere quasi uno strumento discreto al servizio della poesia senza mai guidarla. Ho cercato fin da subito durante le riprese, una sorta di “vicinanza” poetica con John per poter emancipare il momento dell’interpretazione dagli abiti ingombranti della fiction e restare fedeli alla realtà, o meglio al momento della composizione poetica. Spero di esserci riuscito.