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lunedì 9 ottobre, ore 20.30
Potenza, Teatro Francesco Stabile

di: Roberto Castello
collaborazione: intera compagnia
interpreti: Mariano Nieddu, Stefano Questorio, Giselda Ranieri, Irene Russolillo
assistente: Alessandra Moretti
luci, musica e costumi: Roberto Castello
costumi realizzati: Sartoria Fiorentina, Csilia Evinger
produzione: ALDES
durata: 1 ora

 

Totentanz medioevale in chiave contemporanea. Una storia di demoni e farfalle con spettrali velature di gocce che, proiettate sulla parete, rappresentano l’unica scenografia. Lugubri accenti da carnevale nordico. Eleganti abiti neri e corpi stilizzati. Uno straordinario meccanismo alienante. Tra buio e luci intermittenti, una perentoria voce fuori campo comanda il dark o il light sulla scena aggiungendo lapidarie espressioni. Con i danzatori sempre in movimento. Con testa e spalle abbassate, si posizionano in gruppo simili agli zombie per poi scomporsi scrivendo nei loro corpi brevi spot di vita quotidiana. In girum imus nocte et consumimur (Andiamo in giro la notte e siamo consumati dal fuoco), Roberto Castello riporta in scena una danza cinetica, tesissima, rigorosa, cinematografica e a tratti grottesca. Mentre una voce ripete e avvisa che la fine è vicina. I danzatori si distribuiscono sul palcoscenico in modo frontale, laterale, di spalle in un vagare notturno che li sorprenderà smembrandoli. Come posseduti e possessori del ritmo che costruisce i loro corpi in una trance percettiva che deforma i tratti e invade il corpo. Un’alterazione che esalta l’individualità disponendola ad aprirsi all’altro con le dovute cautele. Con il sottofondo di una musica, un suono che dapprima urtante si fa sempre più coinvolgente. Una luce fredda scansiona le pareti disegnando tagli geometrici, corridoi, porte, angoli, strade, che salgono e scendono, che aprono e chiudono lo spazio scenico.
Castello, ispirandosi all’omonimo film di Guy Debord del 1978, in cui il regista usa immagini statiche per far progredire il discorso sui meccanismi della società dello spettacolo e del consumismo, trasfigura quel senso di perdita, quell’inesorabile passare del tempo, quell’alienazione e oppressione dell’individuo nella società moderna, con una coreografia costruita come un meraviglioso dispositivo scenico. Con questa opera, accompagna danzatori e spettatori verso uno stato di reciproca empatia, in quel fuoco comune che non consuma la visione, ma la accende.