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Il “Festival Città delle 100 scale” intende lavorare su questa dialettica (mobilità – immobilità) fondamentale della nostra cultura. Infatti, oltre ad essere un’occasione di fruizione artistica e di spettacolo, vuole diventare anche uno strumento di riflessione e comunicazione dei cambiamenti della città.

Potenza ha puntato, e molto vuole puntare, sul miglioramento dei sistemi della mobilità, sul loro intreccio e sull’intermodalità. Infatti, esiste un legame stretto tra la nuova edizione del “Festival” ed il Programma comunitario “Civitas”, attraverso il quale negli anni passati la città di Potenza ha attivato reti e gemellaggi con città medio-piccole europee sui temi della mobilità sostenibile.

Il “Festival” può essere un ulteriore strumento comunicativo per portare l’attenzione sui sistemi del trasporto pubblico, sulla maniera in cui ci si sposta e ci si potrebbe spostare - una maniera per aprire la città al territorio: il tema della mobilità cittadina tocca, infatti, ampia parte del territorio regionale e dei suoi cittadini, che quotidianamente utilizzano, attraversano e vivono la città.

Il coinvolgimento dei diversi livelli istituzionali, Regione, Provincia e Comune è dato proprio dall’ampiezza e portata del tema, che non esclude interlocutori, che tocca territori cittadini ed extra cittadini. Ma non solo. Nasce anche dalla consapevolezza di passare da una politica di “government” ad una “governance multilivello”. Questo passaggio, reso ormai necessario dalla crisi di legittimità dello Stato-nazione e dalla necessità di una nuova “pianificazione strategica”, è l’unico in grado di avviare un processo di costruzione di reticoli di relazioni e di azioni integrate tra i differenti livelli istituzionali ed i diversi attori pubblici e privati.

Si tratta, in altri termini, di trasformare la competizione tra livelli differenziati di “governance” in occasioni di cooperazione sia orizzontale (mediante la messa in rete di amministrazioni differenti e di progetti interregionali) sia verticale (cooperazione tra livelli locali, regionali ed europei nella progettazione di nuove politiche).

Nessun attore, infatti, può oggi fare a meno dell’altro nella rete delle competenze incrociate in cui si traduce il mosaico delle istituzioni e delle politiche. Questo fa sì che la “governance” determini, attraverso la pianificazione strategica, nuove teorie dell’apprendimento istituzionale.

 

FESTIVAL E MOBILITA’

Il “Festival” vuole, dunque, portare l’attenzione sul fatto che il miglioramento del trasporto pubblico della città capoluogo è nell’interesse di una comunità che va oltre i confini comunali.

Il coinvolgimento delle istituzioni ha come ulteriore finalità quella di evidenziare il forte interesse istituzionale sul tema della città. In questa edizione, è la mobilità l’ambito del confronto legato al tema della cultura; il tutto mira a sedimentare una nuova cultura della mobilità, si potrebbe dire, che tiene dentro responsabilmente amministratori e cittadini. Un nuovo modo di spostarsi e di fruire della città significa un modo nuovo di vedere e percepire lo stesso paesaggio urbano.

Un’area urbana, quella potentina, che storicamente è avvertita come chiusa ed inospitale, può trasformarsi in un’area dove è facile spostarsi, incontrarsi, lavorare. Ancor di più questi cambiamenti possono accadere se ad eventi artistici e formativi si legano temi e spazi fisici cruciali per il miglioramento della qualità della vita cittadina.

Tenere insieme enti pubblici diversi nella promozione di un evento internazionale è parte integrante dei segnali di cambiamento che il “Festival” vuole comunicare. La sua originalità, l’elevata qualità degli artisti, il legame con il capitale umano e sociale coinvolto nel progetto, i temi della città, attuali nelle politiche europee, e la coesione istituzionale nella promozione di iniziative tese al progresso ed allo sviluppo possono diventare per Potenza e per l’intera Regione Basilicata un vero e proprio progetto innovativo sia nella sua forma organizzativa che promozionale. Questa edizione può essere un primo passo concreto verso una diversa concezione degli eventi artistici e dello spettacolo.

In alcuni passaggi precedenti si è fatto cenno alla necessaria coesione istituzionale nella promozione del progetto. E’ evidente quanto non possa essere solo di carattere cittadino un “Festival” che ha determinate ambizioni, ed inoltre la capacità di far convergere più enti e più risorse dovrà derivare dalla strategicità che vive dietro una tale iniziativa: le parole, con un senso e significato molto ampio, come cultura ed impresa, nel “Festival” dovranno trovare attuazione reciproca e costante. Che tutto ciò parta dalla città capoluogo deriva dalla volontà del centro urbano più grande di dare un segnale diverso all’intero territorio regionale; le numerose esperienze in ambito culturale e formativo sviluppate negli ultimi anni spesso non hanno tenuto insieme i due ambiti - spettacolo e formazione - con il rischio di evitare il radicamento sul territorio dei processi di apprendimento e miglioramento formativo.

Questa distanza, a partire dal “Festival”, dovrà colmarsi ed invertirsi, in questo senso il coinvolgimento dei diversi enti non ha valore simbolico ma di investimento di progetto e di obiettivi. La città gioca un ruolo chiave e lo gioca perché apre una sua esperienza al territorio. E’ una città che sta scrivendo il suo Piano strategico - un Piano rivolto all’intera comunità regionale per strategie, opzioni di sviluppo, piani di investimento e per l’immagine e la promozione comunicazionale di se stessa e della sua Regione. Il “Festival” rientra in questo ampio ri-disegno delle vocazioni cittadine con un costante sguardo allo sviluppo dell’intera comunità lucana.

 

Nel futuro si crede che Potenza ed il territorio regionale si possano raccontare attraverso il “Festival” ed in questo costruiscono tutte le condizioni per creare impresa e lavoro con un ampio coinvolgimento delle professioni e dei saperi presenti nella città capoluogo e nei territori limitrofi. Il “Festival” punta a diventare un luogo stabile per la nascita ed il consolidamento delle imprese, dei saperi e delle differenti pratiche, delle competenze e delle diverse professionalità; oltre ad assumere un ruolo di scambio e conoscenza tra culture artistiche, diventa l’occasione per la formazione del capitale umano; apre la città ai suoi abitanti ed alle sue professionalità per metterle in contatto con professioni e saperi di altre regioni, di altre nazioni. Da questo punto di vista, il “Festival” non è solo un cartellone di alto profilo culturale del quale fruire, ma un laboratorio permanente in cui costruire nuove professioni e rafforzare quelle esistenti. Intorno al “Festival” ed alla crescita culturale, data dallo scambio di relazioni ed esperienze, dovrà corrispondere una crescita del tessuto imprenditoriale, il più articolato possibile, tale da promuovere la città come area urbana, dove al fare cultura è corrisposto l’allargamento delle possibilità formative e lavorative.

Si tratta di progettare una sorta di “ideogramma urbano” - ovvero uno schema o logo capace di rappresentare sinteticamente le linee-forza che materializzano le spinte evolutive espresse dalla città.

“Tale ideogramma è un dispositivo di accumulazione di un numero elevatissimo di informazioni, compresse in pochi segni capaci di essere decodificati istantaneamente e di imprimersi in modo resistente nella memoria”.

Questo logo - una sorta di slogan visivo - da usare come un reagente per verificare le conseguenze e le compatibilità delle scelte del progetto, dovrebbe divenire un patrimonio collettivo, un DNA urbano, ma anche un luogo concettuale, comunicativo ed emotivo condiviso e amato da tutti gli abitanti della città: lo strumento più immediato per un controllo interattivo dei suoi processi di modificazione.

Dunque, un luogo di ascolto e di dialogo con i differenti attori sociali, economici e culturali della città, per dar vita ad un “collettivo intelligente” fondato su una “rete di comunicazione” - la più trasparente possibile - all’interno della quale “idee, argomenti, progetti, iniziative, pratiche positive, competenze, saperi” possano costantemente dialogare, confrontarsi, collaborare e connettersi, valorizzando tutte le “qualità umane” – che fanno vivere la città – intorno alla realizzazione di “progetti comuni”.