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giovedì 14 novembre 2017, ore 19.00

Potenza, Cimitero nuovo Giovanni Paolo II

 

di e con Pino Quartana

 

Nel mito di Ulisse l’antichità greca raffigura la storia dell’uomo. Il guerriero coinvolto malvolentieri in una guerra disastrosa che riesce a far vincere con un furbo stratagemma. L’uomo che, dopo il conflitto, non desidera che ritornare nella sua isola dalla moglie e dal figlio. Non riesce così neppure ad adattarsi alle circostanze più favorevoli che incontra nel viaggio. Resiste alle avversità di un destino maligno e con la sua intelligenza evita le trappole mortali in cui la sorte lo fa cadere.

Questo è il personaggio di cui l’Odissea narra le vicende e che incarna l’eterno desiderio dell’uomo di vivere nella pace e nella serenità del suo ambiente naturale. Ma c’è anche l’altro mito, quello ricordato da Dante, dell’Ulisse che non si accontenta della pace e dalla serenità familiare, ma è dominato dall’ansia di conoscere e ritorna a viaggiare finché trova la morte nel mondo sconosciuto, di là delle colonne d’Ercole. È nella pace e nella serenità di una vita tranquilla o nella continua ricerca di conoscenze e avventure nuove, che consiste l’autentico fine e la completa realizzazione dell’esistenza umana? Questo è il dilemma che nasce dagli antichi miti di Ulisse. Ed è poeticamente vissuto nel nuovo lavoro di Officina accademia teatro dove egli appare sempre di più come la vittoria del nulla cui l’uomo si riduce quando dimentica la sua umanità. Un’opera che è una visione amara del mondo moderno e contemporaneo, teatro di malvagità e di violenza, senza speranza di una rinascita. Ma non c’è solo pessimismo. Quartana, assieme alla sua compagnia, sente il bisogno di esprimere poeticamente un ammonimento severo sui nostri mali attraverso il teatro e la poesia, espressione più alta e convincente che si possa utilizzare.

Giuseppe Grieco con il suo Ulisse le rive di Omero e Dante dai quali l’opera trae ispirazione, ci consentono di ricercare attraverso il teatro la cruda realtà umana senza illusioni e veli. Nel finale emerge la fede nascosta verso l’uomo, come di tutti coloro che al nulla non si vogliono arrendere. Il ritorno di Ulisse è un fallimento come molti rimpatri dell’uomo per ritrovare se stesso. Ma la ricerca della vita continuerà sempre, di là di ogni fallimento o sconfitta.