venerdì 8 settembre, ore 17.30 | 18.15 | 18.50 | 19.30
Matera, Palazzo dell’Annunziata
di: Michele Di Stefano, Lorenzo Bianchi Hoesch
produzione: MK 2016
con: Biagio Caravano, Roberta Mosca, Laura Scarpini
musica: Lorenzo Bianchi Hoesch
coreografia: Michele Di Stefano
organizzazione: Carlotta Garlanda, Francesca Pingitore
sistema audio: Lem International- Silentsystem
Un inedito punto di vista sul mondo. La danza entra nella città. E viceversa. Il progetto Veduta>Matera è un formato modulare, con cast e durate variabili dedicati al centro abitato e alla visione prospettica del paesaggio urbano. E risponde in maniera perfetta all’intento di trovare un equilibrio tra danza e contesto cittadino, tra aperto e chiuso, dentro e fuori. Il contagio è reciproco, la convivenza più che necessaria. Lo spettacolo mette in discussione il concetto di visione per lo spettatore che si lascia guidare, come in un rituale, in un processo totalmente condizionato dal suono. Si sceglie un luogo da cui l’esplorazione ha origine per poi evolversi e perdersi in una piazza o per le vie dello spazio antistante. Si è accompagnati da una voce che, in cuffia, ci suggerisce sul dove guardare e sussurra il percorso del danzatore. In giro ci sono solo persone che passeggiano, parlano, ignare di essere divenute protagoniste dello spettacolo.
Ognuno, seppur inconsapevolmente, diventa parte di questa danza fatta di camminamenti, soste, disinvolte coreografie di corpi in rapporto con uno spazio che poco conoscono o al quale sentono di appartenere. E mentre questa ossessiva ricerca del performer continua, finalmente lo s’incontra. Non lo vediamo arrivare, ma il racconto in cuffia ci lascia immaginare, passo dopo passo, a che punto del percorso lui si trovi. Una narrazione che è in perfetta sincronia con la performance, con tutto quello che non vediamo rispetto a quello che effettivamente vedremo. Guardare all’orizzonte immaginando cosa esiste di là di esso permette di conoscere il senso di profondità, di prospettiva, senza avere una sola visione bidimensionale delle cose. C’è una voce femminile che dialoga con il nostro protagonista, che pone a lui, come a noi, degli interrogativi, si rende presente. La città, quindi, luogo fluttuante con un perenne altrove. Interno ed esterno sono categorie coreografiche perché ogni danza comincia con un fuori con il quale fare i conti.