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mercoledì 8 novembre 2017, ore 20.30
Potenza, Teatro Francesco Stabile

 

concept, regia e voce: Francesca Pennini
drammaturgia: Angelo Pedroni, Francesca Pennini
azione e creazione: Carmine Parise, Angelo Pedroni, Stefano Sardi
azione e recitazione: quattro candidati in competizione per il ruolo di Amleto
consulenza tecnica e programmazione applausometro: Simone Arganini, Roberto Rettura

 

Un testo drammaturgicamente perfetto, brillante, intelligente. Con Amleto, CollettivO CineticO ha colpito nel segno riformulando i ruoli e trasformando lo spettatore nel protagonista. Nelle loro mani il dramma di Shakespeare esce dai binari della tradizione per traslarne il senso in epoca moderna, dove anche la ricerca dell’eroe passa per i comuni media. Ne consegue che l’ambìto ruolo di Amleto si conquista con presenza scenica, capacità di reazione.

Si seduce il pubblico per impadronirsi del titolo cui si aspira, e poi si rifugge. A fare da regina sul palco è la coreografia. Ogni scena è movimento, è un susseguirsi di danze vorticose di tre ballerini professionisti a torso nudo e piedi scalzi, stretti da elastici acceleratori che li costringono a correre incessantemente l’uno dietro all’altro e dei quattro candidati al ruolo di Amleto, tutti, rigorosamente, con il volto coperto. L’atmosfera, per lo più tesa, è interrotta da momenti d’ironia e ilarità. E anche le azioni che i quattro, sadicamente diretti dalla voce, devono compiere, spogliandosi via via dei segni esteriori della loro identità di ogni giorno come il memorizzare e ripetere una sequenza di gesti indicati da Shakespeare nei vari atti della sua opera. O il morire come morirebbero i personaggi principali della vicenda. A ogni turno, un concorrente è eliminato, come nei migliori talent show e restano shakespearianamente stesi a terra in un emblematico accumularsi di cadaveri.
Non manca, infine, neppure l’eterno interrogativo, “essere o non essere”: il vincitore, in un incrocio di suggestioni, di epoche e stili, avrà anche il privilegio di scegliere fra diverse versioni del monologo. Così, passo dopo passo, il gioco non tanto coincide con gli avvenimenti del testo, ma ne segue le tracce, li ricalca e si sovrappone a essi diventandone una sorta di specchio deformante, tutto immerso nella sottocultura televisiva, nelle mode, nei vezzi del nostro tempo e in quel tanto d’intimo, di privato che vi riversano i diversi concorrenti.